domenica 8 giugno 2014

Da "Morti di carta" (A. Giménez-Bartlett)



"Quella mattina ero malinconica. I nuvoloni che avevano popolato il cielo nelle ultime ore sembravano sul punto di scoppiare. L'umidità mi appiccicava i capelli a ciocche. A un tratto, ebbi una funesta e vivida percezione dell'effetto che avrei potuto fare sugli altri: disastroso. Una quarantenne che affronta la nuova giornata di lavoro senza neppure un ricordo memorabile del giorno prima. Sospirai. Perché mi preoccupava tanto in quel momento l'immagine che potevo proiettare nelle menti altrui?"
"- Quindi benvenuti nel mondo dei vip! Hai dei vestiti da sera, Petra?
- La sera mi metto il pigiama."
"Entrambe eravamo state educate all'umorismo. Non esiste eredità più ricca."
"Piangere fa malissimo. Forse alleggerisce la tensione, ma toglie tempo alla riflessione, oltre a distruggere l'autostima e a trasformare gli occhi in lagune rossastre."
"Quindi essere belle non basta. M'infilai il pigiamo sentendomi brutta come un rospo. Sono troppi i requisiti necessari per raggiungere la felicità. Fortunatamente già da tempo l'aspirazione a essere felice mi sembrava una follia. Quindi lasciai i miei radicali liberi in completa libertà e mi abbandonai al sonno."
"Meditai su tutte queste cose passeggiando per Madrid. Guardai il cielo immacolato di Castiglia, la luce radiosa non influenzata dal mare. Stavo attraversando un momento di crisi. Come si spiega, altrimenti, un fastidio così grande per qualunque interferenza degli altri nella mia vita? Ero arrivata alla solitudine con ferma determinazione, e adesso sembrava volessi raggiungere una fase ancora più solitaria. Ma non è facile. C'è sempre gente intorno, e la gente si mette in relazione con te, dà e pretende di ricevere qualcosa in cambio, sorride, si muove, giudica, odia e ama, parla, ti vede e pretende di essere vista."
"Le donne detestano l'autorità...che non possono esercitare."
"Eppure la nostra solitudine non aveva niente a che fare con l'isolamento forzato che altri si vedono costretti a sopportare. Non tutti potevano entrare nel nostro selezionato club, per arrivarci ci voleva una scuola, e noi non eravamo disposti a cedere il segreto al primo venuto. Far parte dell'élite dei solitari richiede un certo savoir faire."