sabato 26 luglio 2008

Da "Noi che ci vogliamo così bene" (M. Serrano)

“Qui sto bene. È tutto molto grigio, in sintonia con me stessa.”
“Il vino mi avvicina alla terra: è per questo che mi piace.”
“Dove andranno a finire i sogni di tutte le signore Wilson, tutti quei sogni che non si sono avverati.”
“Non sono né bella né brutta, Né alta né bassa. Né grassa né magra. I capelli non sono né scuri né chiari. Il mio aspetto rispecchia profondamente il mio essere. Né eccentrica né invisibile. Emana da me una sorta di equilibrio. Maria direbbe che questo è maledettamente noioso. Spero che il tempo la convinca del contrario. La mia grande conquista è la serenità. E questo mi sembra già abbastanza."
"Forse mi si potrebbe accusare di essere più spettatrice che protagonista degli avvenimenti. Nel qual caso mi difendere rispondendo che i reali protagonisti nella vita sono in verità molto pochi e che la capacità di osservare – neppure quella di analizzare – oggi è molto diminuita perché tutti vogliono essere al centro. Io non sono la protagonista di queste pagine. Ci sono solo donne, tanti tipi diversi di donne. Eppure così simili, tutte; abbiamo molto in comune.”
“Ora voglio la mia indipendenza e guadagnarmi da vivere nel mondo privato, con quella libertà – e mal di testa – che dà soltanto l’essere padroni del proprio posto di lavoro. Nel mio caso, facendo ricerche, nel silenzio dei miei libri. Non cambierei l’odore della biblioteca dell’Istituto per niente al mondo.”
“D’improvviso immaginai di essere io la persona osservata, poiché succede che ciò che risalta in una persona dipende sempre dal tipo di sguardo che le indirizza l’osservatore.”
“La cosa certa è che era bella. Ma non era una bellezza né tipica né classica. Ciò che possedeva era un’aura attraente. Sì, più che bella era questo: maledettamente attraente.”
“Cercavamo di rubare la pace alla notte prima di andare a dormire. Forse eravamo stanche ma non ce ne accorgevamo. Era più importante il fatto che quel paesaggio ci stava contenendo tutte e quattro, tutte e quattro insieme.”
“Vi regalo un pensiero, ragazze, perché possiate dormire tranquille: la cosa migliore è essere assolutamente banali. Che nessuna si senta svilita perché non è stata un’eroina… essere obbligati a morire, sognando la terra cui non si fece mai più ritorno…”
“Come ho fatto a sopportare me stessa, vorrai dire. È STATA COLPA MIA. È per questo che ho chiuso il capitolo matrimonio. Perché se mi innamoro, perdo ogni dignità. Perché sono un essere umano che è stato capace di vivere quello che ha vissuto, per scelta. Mi vergogno della Sara di quegli anni: se mi è successo quello che mi è successo, è stato perché io l’ho permesso.”
“Ah, Ana, i conti non tornano mai! Ma non mi lamento. È la soluzione ideale per evitare di dipendere da qualcuno. Se d’improvviso sento che mi sto innamorando troppo di uno, mi distraggo nell’amore dell’altro e la paura passa. Dal punto di vista terapeutico può sembrare un metodo insano. Può sembrare il modo migliore per non amare. Ma a volte le terapie si confondono con la norma, si classifica come nevrosi quello che non trova riscontro nelle categorie stabilite. Io so che amo tutti e due, non esiste psichiatra in grado di convincermi del contrario. Ho paura della simbiosi, Ana, e non mi viene in mente un altro modo per combatterla.”
“Come la penna per il poeta e il pennello per il pittore, così era l’amore per Maria. Lei stessa racconta in modo divertente di aver avuto mille amori nella sua vita e tutti, anche quelli che erano durati quattro giorni, erano stati totali.”
“La proiezione di nuove situazioni, l’intuizione di nuovi incontri e una specie di strana speranza inondavano Maria ogni volta che si affacciava a uno scenario ignoto, come se attraverso ambienti sconosciuti potesse ricostituirsi e sentirsi reale.”
“Sara si accese una sigaretta e fissò lo sguardo nell’acqua verde. Era il tramonto, la nostra ora preferita per portare a spasso l’anima a prendere un po’ d’aria. Eravamo sulla veranda, Isabel si spazzolava i capelli, Maria si limava le unghie e io, con una pinzetta, mi sfoltivo le sopracciglia. Mi ha sempre divertito molto la contraddizione tipica delle donne tra l’occupazione manuale del momento e i loro pensieri. Sarà perché dobbiamo pensare sempre alle cose importanti mentre siamo sommerse in fatti insignificanti?”
“Tutti vennero frenati e ritardarono così la scoperta dell’unica verità: quella della nostra radicale solitudine. Si nasce da soli, si muore da soli. Si È soli.”
“Sappiamo che l’amore finisce, Ana. Perché ci inventiamo tante storie? Le proiezioni verso il futuro sono soltanto una forma di esorcismo. Sappiamo che ogni relazione muore. Tu dici che si trasforma. Certo, in quella cosa tiepida, blanda e accondiscendente? Che energia c’è in tutto questo? Si sa che la passione non è eterna. Si sa che dietro una relazione simbiotica si cela soltanto il terrore della solitudine.”
“Gli spiegò la teoria che le storie d’amore che nascono subito dopo una separazione finiscono sempre male. Che se non si passa un periodo determinato di elaborazione, se non si pulisce il cuore, la nuova coppia ne paga le conseguenze.”
“Non esiste una vita trasparente, Ana. Ogni donna ha un segreto, pur piccino che sia. Tutte ne hanno almeno uno.”
“Il dolore è mal ripartito – dice Sara. Fa bene, a volte, sentirsi male, Isabel – la consola Maria – Sono epoche ponte in cui si cambia orbita.”
“Maria soffre. Maria è stata ferita. Le è difficile respirare, in quel momento le è difficile sentirsi viva. È successo che a Maria hanno strappato un pezzo di cuore.”
“Il problema, Ana, è che il calore assopisce. L’inverno rigido, quello di fuori e quello dell’anima, invoca disperatamente protezione. E solo il calore può proteggere. Ma al contempo ti avvolge. Ed è pericoloso. L’abbraccio caldo ti stordisce. Riduce l’attenzione vigile. Ti abbandoni al sonno, alla convinzione che ti trovi bene in quel sonno perché non sei riuscita a scacciare il fantasma del freddo. E si resta così. Come si fa a non confondere la serenità con uno schifoso conformismo? Sto bene… con il fuoco e la lana… non aprirò a nessuno. Non mi muoverò, lascerò che tutto mi scivoli a fianco. Così posso continuare a svuotarmi.”
“Si domanda in che momenti i segnali dell’elasticità dell’anima che cresce in modo salutare si confondono con i segnali di una persona che sta perdendo il controllo. Non è a suo agio con se stessa. Guarda la gente per strada, i vecchi guardano al passato, i giovani al futuro? Lei dove deve guardare?”
“Uno dopo l’altro tutti gli specchi si frantumano. Maria non sa più dove guardarsi. È rimasta senza nulla in cui riflettersi, un Narciso senz’acqua.”
“Nell’affanno di immobilizzare l’affetto altrui si è dimenticata di immobilizzare il proprio. […] Ha prestato attenzione ai sentimenti dell’altro, non ha sentito se stessa. […] Per accendere passioni negli altri, ha spento se stessa. E ora non sa cosa farsene di tutta questa desolazione.”
“Poverina, la mia Maria. La sacerdotessa dell’amore: la sua volontà e il suo officio nella vita furono quelli di custodire il segreto del tempio. Ma il tempio era vuoto.”
“Le diagnosi sono confuse. Isterica, narcisista, autodistruttiva. Non è forse così la metà del genere umano? E sono forse tutti ricoverati? […] Dicono che sono fredda. […] Dicono che era arrivato un principe azzurro, che ha tentato di salvarmi e che io non gliel’ho permesso. Dicono che il mio peccato grave è che sono incapace di amare.”
“Sara e io eravamo piene di energia e il sud, con la sua natura, aiutò a trasmetterla. È stata la vita quotidiana che ci ha permesso di farlo. Il pane che usciva caldo dal forno ogni mattina. Il vino, color delle ciliegie, che ci iniettava ciò che non scorre nelle vene degli avari che per anni si sono privati di vino e di calore. È stato il legno di rovere rosa del tavolo che ci vedeva riunite, lì attorno, tre volte al giorno, offrendoci cibo. È stata la quarta sinfonia di Brahms che ci ha svegliato tante mattine. Sono state le ventate di nostalgia quando il braciere di carbone brillava vicino alle zampe a testa di leone della vasca, mentre aspettavamo il nostro turno per fare il bagno. Sono stati gli specchi grandi degli armadi quando posavamo da sole o a coppe. Sono stati i sogni tra le lenzuola, tra i colori amaranto e verde oliva, tra i profili di raso. Sono stati pomeriggi in cucina in cui, guardando la pioggia, ringraziavamo il cielo della nostra amicizia. È stato quel tramonto quando il lago diventò grigio e in spiaggia Maria abbracciò Isabel, prendendola per le spalle, costringendola a dirlo. Invochiamo Emily Dickinson: bring me the sunset in a cup. Portami il tramonto in una tazza. È vero, erano passati dieci anni ed eravamo ancora lì, tutte e quattro, sempre noi quattro. Più grandi, più vecchie, più ferite, più sagge. E il lago, a farci da testimone. Di cosa? Non lo so… di tutto. Racconti, discussioni, lacrime, risa. Chiusure. Di fasi? Di decadi? Maria mi avrebbe risposto: - Sintetizza, Ana: d’amore”.
“La mia conclusione, Ana, è che l’amore è l’unica cosa veramente importante al mondo.”
Sono scesa agli inferi per riuscire a scriverti queste frasi d’amore. E sono risalita distrutta ma sicura. Basta con i viaggi all’estero, il mondo, tutta la vita che non sia tu. Questi periodi nel vortice, senza un uomo al fianc, fanno bene e male, amore mio. Sono sufficientemente pazza e saggia. Ti amo oltre ogni limite. Torna, Ignacio!
“Alla fine, Ana - mi dice con voce molto tranquilla, - il nostro compito, il compito di noi donne, è quello di dare alla luce i figli e di chiudere gli occhi a chi muore, Esattamente i due passi chiave dell’esistenza. Come se la storia in realtà dipendesse dalle nostre mani.”
“Chiudi bene la porta, Ana. Il mondo sa essere così freddo là fuori.”

lunedì 14 luglio 2008

Da "Firmino" (S. Savage)

"Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo."
"Guardatelo il Cavaliere dalla Trista Figura: fatuo, cocciuto, clownesco, ingenuo sino alla cecità, idealista sino al grottesco - e chi è costui se non la sintesi di me stesso? La verità è che non sono mai stato a posto con la testa. Solo, non combatto contro i mulini a vento. Faccio di peggio: sogno di combattere contro il mulini a vento, muoio dalla voglia di combattere contro i mulini a vento. [...] Cosa cambia in fin dei conti? Una causa senza speranza è solo e soltanto una causa senza speranza, punto."
"Ora, maltrattato e frastornato dalla vita, ripenso all'infanzia sperando di trovarvi una qualche conferma del mio valore, un qualche segno che io ero destinato, almeno per un certo periodo, a essere tutt'altro che un dilettante e un buffone, e che, se ho fallito, ciò è accaduto per un'ineluttabile circostanza e non per mia inadeguatezza."
"In questo senso, somigliava a un libro: attraverso di essa potevi indagare mondi che non erano tuoi."
"Se c'è un merito da riconoscere alla letteratura è che infonde un senso di fatalità. Niente, più di una vivida immaginazione, riesce a privare una persona del suo coraggio."
"E' mai possibile che io, a dispetto della apparenze tutt'altro che promettenti, abbia un Destino? E con ciò, intendo quel genere di cose che succedono alle persone nelle storie, dove gli accadimenti di cui è fatta una vita, per quanto vorticosi e ribollenti possano essere, infine sono sempre una manifestazione, in quel loro stesso vorticare e ribollire, di un preciso disegno. Le vite, nelle storie, hanno sempre un significato e un fine."
"Riuscii a conversare con tutti i Grandi. Dostoevskij e Strindberg, per esempio. Subito riconobbi in loro dei compagni di strada afflitti, isterici come me. E da loro appresi un insegnamento prezioso: per quanto piccolo e insignificante tu possa essere, nulla vieta che la tua follia sia tra le più grandi."
"Rido per non piangere. Cosa che, naturalmente, non mi è possibile fare... Come ridere, d'altro canto, se non nella mia testa, dove quel riso è più doloroso delle lacrime."
"Compresi che l'intensità del dolore, com'è ovvio, era direttamente proporzionale alla mia smisurata vanità."
"Adesso lo capisco, quanto fosse contraddittoria la sua indole. Ma a quei tempi le uniche contraddizioni che sapevo riconoscere erano le mie."
"L'amore non corrisposto fa male, ma l'amore che non può essere corrisposto riesce davvero a buttarti giù."
"Mi veniva da piangere. Così vicino al nome di Jerry misi le parole ANIMA GEMELLA e SOLITUDINE. Adesso capivo come quel cestino di fili metallici intrecciati sistemato sul davanti della bicicletta gli servisse proprio per trasportare in giro la sua immensa disperazione e come quell'occhio spostato tutto da una parte se ne stesse imperterrito a fissare il nulla di cui era fatta l'esistenza umana, e l'infinitezza di tempo e di spazio."
"Non sono mai stato a posto con la testa, ma non sono pazzo. Inarcate pure un sopracciglio, inarcateli pure entrambi ma rimane assodato il fatto che una cosa è sognare a occhi aperti e ingannare se stessi, tutt'altra cosa è avere una rotella mancante. E non è possibile che un tipo come me sia pazzo senza saperlo."
"[...]Quando cioè mi dedico a quel che io chiamo "sognare", prendendo tutta la roba insensata di cui è fatta la vita e dandole un inizio, uno sviluppo e una fine."
"E' interessante come le illusioni non finiscano mai. [...] La vita è breve ma c'è sempre qualcosa da imparare prima di tirare le cuoia. Una delle cose che ho notato è come gli estremi finiscano per fondersi. Immenso amore diventa immenso odio, la tranquillità della pace si trasforma nel clamore di guerra, il tedio più sconfinato dà origine a smisurata eccitazione."
"Sotto il profilo psicologico, ubriacarsi è di gran lunga più utile di quanto la gente non creda."
"Se si è soli, penso che aiuti essere un po' pazzi, purché non si esageri."
"Si vedevano immagini di treni carichi di gente affamata che stendeva le braccia scarne fuori dalle sbarre dei carri bestiame, cataste di cadaveri emaciati - le facce da ratti. E Jerry disse che quelle immagini lo facevano vergognare di essere uomo. Concetto che per me era nuovo."
"Be' ecco il perché: la differenza tra assumere una maschera, che è sempre occasione di libertà, e averla imposta è la stessa che intercorre tra un rifugio e una prigione."
"Penso sempre che ogni cosa durerà in eterno, ma non è mai così. In realtà, niente esiste per più di un istante, tranne ciò che custodiamo nella memoria."
"Suonavo e pensavo a Mamma, che era scomparsa, a Norman, che non era riuscito ad esistere, e pensavo sempre a Jerry, che aveva smesso di esistere, e anche a me stesso, certo, quel me stesso che non era sicuro di voler esistere. Mi resi conto che non avevo mai saputo, prima d'allora cosa fosse davvero la solitudine."
"Quando piove, il cuore piange." (Verlaine).
"Ciascuno è nemico di se stesso, Firmino. Dovresti saperlo ormai."
"E in conformità a quanto precedentemente asserito, il Ratto Firmino, abusivo, girovago, parassita, saccente, guardone, roditore di libri, sognatore ridicolo, mentitore, parolaio e pervertito, con il presente documento, è sfrattato da questo pianeta."
"Era tempo di andare. Jerry era solito dire che se uno non desiderava tornare a rivivere la propria vita, allora l'aveva sprecata. Non saprei dire. Anche se mi considero fortunato di aver vissuto la vita nel modo in cui l'ho vissuta, non mi piacerebbe essere così fortunato due volte."