giovedì 29 marzo 2012

Da "L'odore della notte" (A. Camilleri)


"Rimettendosi corcato, Montalbano si concesse un'elegia alle scomparse mezze stagioni. Dove erano andate a finire? Travolte anch'esse dal ritmo sempre più veloce dell'esistenza dell'omo, si erano macari loro adeguate: avevano capito di rappresentare un pausa ed erano scomparse, perché oggi come oggi nessuna pausa può essere concessa in questa sempre più delirante corsa che si nutre di verbi all'infinito: nascere, mangiare, studiare, scopare, produrre, zappingare, accattare, vendere, cacare e morire. Verbi all'infinito però della durata di un nanosecondo, un vìdiri e svìdiri. Ma non c'era stato un tempo nel quale esistevano altri verbi? Pensare, meditare, ascoltare e, perché no? bighellonare, sonnecchiare, divagare?"
"- Dica alla signora che sarà vendicata - disse solennemente il commissario posandosi una mano sul petto. E capì d'essere completamente 'mbriaco."
"- Soffri di mare? - gli spiò a un certo momento il commissario.
- No, soffro di me. - 
- Perché? - 
-  Perché certe volte mi capita di rendermi conto quanto sono stronzo a seguirti in certe tue alzate d'ingegno.- "

Da "La gita a Tindari" (A. Camilleri)


"Visto che non erano arrinisciuti a cangiare la società, avevano cangiato se stessi."
"Capì che la sofferenza gli si stava cangiando in una rabbia insensata e stupida. Si vrigognò: quello che in quel momento stava pinsàndo non era cosa che gli apparteneva."
"Sempre, nel corso di ogni indagine che si era venuto a trovare tra le mani, c'era stato un giorno, anzi, un preciso momento di un certo giorno, nel quale un inspiegabile benessere fisico, una felice leggerezza nell'intrecciarsi dei pinsèri, un armonioso concatenamento di muscoli, gli davano la certezza di poter camminare per strada ad occhi inserrati, senza inciampare o andare a sbattere contro qualcosa o qualcuno. Come capita, certe volte, nel paese del sogno. Durava picca e nenti, quel momento, ma era bastevole. Ormai lo sapeva per spirènzia, era come la boa della virata, l'indicazione della vicina svolta: da quel punto in poi ogni pezzo del puzzle, che è poi l'indagine, sarebbe andato da sé al posto giusto, senza sforzo, bastava quasi solo volerlo."
"Nuttata persa e figlia fìmmina."
"In qualche parte del mondo che non si capiva, perché le facce di tutti quelli che patiscono l'orrore sono tutte uguali."

Da "La voce del violino" (A. Camilleri)



"La brevità il commissario era sempre pronto a scusarla dovunque e comunque."
"Montalbano, fu un attimo, si commosse. L'ampio bacino di Venere. Questa straordinaria capacità tutta femminile di capire profondamente, di penetrare nei sentimenti, di riuscire ad essere contemporaneamente madre e amante, figlia  e sposa."
"Montalbano niscì fora, s'assittò su una panca allato alla porta e al primo boccone di senti ringiovanire di quarant'anni, tornò picciliddro, era il pane come glielo conzava sua nonna. Andava mangiato sotto quel sole, senza pinsare a niente, solo godendo d'essere in armonia col corpo, con la terra, con l'odore d'erba."

mercoledì 28 marzo 2012

Da "Ricomincio da te" (E.Moreno)




"Tra noi due, ci fu solo silenzio. E questo fu l'inizio della fine."
"Scoprii quel pomeriggio la sensazione di sicurezza più intensa che ci sia: l'abbraccio di una madre spaventata."
"Indugiai nel momento più bello degli incubi: quando riconosci che cos'è e diventi cosciente che non c'era niente di vero."
"Dov'è la differenza tra fare una pazzia e diventare matto?"
"Sarei potuto restare immobile nel grande sbadiglio. Rimanere invischiato nella routine, rinunciando a ogni piacere e accumulando riposo." Avrei potuto evitare qualcunque cambiamento, assentarmi con la mente e presentarmi unicamente con il corpo. Ma davvero potevo restare nello sbadiglio? No, impossibile, se non altro, ora, sono in movimento."
"Quand'è che un regalo si trasforma in un dispetto?"
"[...] il dolore - disse - è un privilegio dei vivi."
"Ci fu un momento in cui futuro e passato non mostrarono più alcuna differenza: domani era uguale a ieri, ieri sarà uguale a domani."
"Adesso so che quando compaiono le date da ricordare spariscono tutte le altre; che quando la scusa per cenare insieme è una data da celebrare, tutto ormai è già stato perduto."
"Sorrise e non fu per il caffè, ma solo perché qualcuno si era accorto che esisteva."
"Imparai che la menzogna è l'ultima spiaggia del disperato."
"A quasi quarant'anni, vivevo, esistevo e mi muovevo in 445 metri quadri."
"Si instaurano rapporti speciali con alcune persone ma anche rapporti con persone speciali. Non fa differenza: entrambi ci lasciamo un ricordo che dura tutta la vita."
"Lassù compresi che le distanze esistono perché l'uomo le attraversi, per puro piacere: solo per questo."
"E lì rimasi a bearmi di quella solitudine che si trova solo nei luoghi più piccoli, nei momenti più belli."
"Pensai, non lo nego, di restarmene lì seduto: quando non c'è una meta non c'è neppure fretta."
"Imparai che la mente è in grado di inventarsi storie a cui crede solo lei; che la gelosia può offuscare qualunque verità, coprire ogni menzogna; che nei momenti più brutti è raro affidarsi alla ragione, al dialogo, alla franchezza... piuttosto facciamo ricorso ai sospetti, alla diffidenza, alla certezza che ci vengono da una verità che deve essere tale per il semplice fatto che è stata concepita da noi."
"Non voglio che cresca tra l'indifferenza di due adulti, tra i rancori mal dissimulati di due persone che dopo essersi tanto amate si sono dimenticate con la stessa intensità. Non voglio che cresca pensando che l'amore è questo."
"C'è una parola che riassume questa rivoluzione esistenziale: tempo. Tempo per conoscere nuovi luoghi; tempo la mattina per apprezzare una carezza e, la sera, un abbraccio più intimo. Tempo per parlare di problemi e soluzioni, per baciare dappertutto il corpo dell'altro, per imparare cose da disegnare a chi ci sta vicino, per sapere che i bambini hanno sempre voglia di giocare con i genitori, per leggere e apprezzare quel che si legge, tempo da perdere perché ce n'è, per bearsi della solitudine e per stare in compagnia..."


lunedì 26 marzo 2012

Da "Bar Sport" (S. Benni)

"L'uomo primitivo non conosceva il bar. Quando la mattina si alzava, nella sua caverna, egli avvertiva subito un forte desiderio di caffè. Ma il caffè non era ancora stato inventato e l'uomo primitivo aggrottava la fronte, assumendo la caratteristica espressione scimmiesca."
"Al bar Sport non si mangia quasi mai. C'è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi di artigianato."
"Non sono ubriaco: sono leggermente euforico per l'ingestione di piccole quantirà etiliche."
"Pescare non è un hobby, è una malattia. Il vero pescatore di riconosce da come racconta. Se mentre descrive un luccio di sei etti si esalta, allarga le braccia e salta per tutta la stanza, non è un vero pescatore. Ma se balbetta per la commozione, una lacrima gli scende dall'occhio e un bigattino gli sale lungo la manica, ecco il nostro uomo."
"Oggi siamo tutti uguali: soprattutto i poveri, ospiti d'onore nei discorsi dei cardinali, nelle riunioni conviviali, nei servizi dei telegiornali. Oggi siamo tutti uguali. Il 26 però vado al Sestrière. Buon Natale."