sabato 4 ottobre 2008

Da "Zazie nel metrò" (R. Queneau)

"L'emozione non gli consente di pronunciare altre frasi storiche dopo 'vado a compiere il mio dovere'" ma il suo sguardo si vela di quella malinconia che è propria delle persone elette a un destino grande".
"Parigi è solo un sogno, Gabriel è solo un'ombra (incantevole), Zazie il sogno di un 'ombra (o di un incubo) e tutta questa storia il sogno di un sogno, l'ombra di un'ombra, poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota".
"Quando lo si è davvero, innocente, - disse il vigile - non si ha bisogno di nessuno".
"Perché, - diceva- perché non si dovrebbe sopportare la vita quando basta un nulla per togliervela? Un nulla la mena, un nulla l'emana, un nulla la mina, un nulla l'allontana. Chi altrimenti sopporterebbe i colpi della sorte e le umiliazioni di una bella carriera, gli imbrogli dei droghieri, le tariffe dei macellai, l'acqua dei lattai, i nervi dei genitori, le furie dei professori, gli strilli dei sergenti, la turpitudine degli assicurati, i gemiti degli assassinati, il silenzio degli spazi infiniti, l'odore dei cavolfiori o la passività dei cavalli di legno, se non si sapesse che la malvagia e proliferante condotta di poche infime cellule o la traiettoria tracciata da un anonimo involontario irresponsabile potrebbe venire inopinatamente a far sì che tutti quegli affanni svaporassero nell'azzurro del cielo?"
"- Una birra per me.
- Alla spina o in bottiglia? - chiese quello.
- In compresse."
"Trouscaillon e la vedova Mouaque avevano già fatto un po' di strada lentamente, l'uno accanto all'altra, ma sempre dritto davanti a sé e per di più in silenzio , quando s'accorsero di star camminando l'uno accanto all'altra lentamente ma sempre dritto davanti a sé e per di più in silenzio. Allora si guardarono e sorrisero: i cuori avevano parlato. Rimasero a fissarsi, chiedendosi che cosa avrebbero potuto dirsi e in quale lingua esprimerlo."
"A questo punto rimasero silenziose, paurose, dubbiose. Il tempo passava fra loro due senza fretta".
"- La vita. Certe volte pare un sogno. [...]
- Che diarrea, l'esistenza".
"Per un poco medito così sulla fragilità delle cose umane e sui progetti dei topi che non si realizzano più di quelli degli antropoidi, poi si dette a invidiare - solo per pochi istanti, non esageriamo- la sorte di quei diseredati, diseredati forse ma liberati dal peso delle servitù sociali e delle convenzioni mondane".
"- Allora ti sei divertita?
- Così.
- L'hai visto, il metrò?
- No.
- E allora, che cosa hai fatto?
- Sono invecchiata".

Nessun commento: