lunedì 10 dicembre 2007

Da "Come diventare buoni" (N. Hornby)

"Non ti imbarchi in discussioni come queste quando le cose vanno bene. [...] Le telefonate come la nostra si svolgono soltanto quando hai passato parecchi anni a ferire e farti ferire, fino a che ogni parola pronunciata o sentita viene tradotta e caricata, complicata, riempita di sottintesi, come in una commedia disperata e brillante."
"Se cominci a indagare con troppa cura i tuoi pregiudizi, presto non rimarrà niente di te."
" - So bene che non posso andare in giro a distribuire ottanta sterline a tutti i senzatetto. Volevo farlo solo questa volta. Volevo capire come ci si sente. -
- E come ci si sente? -
- Buoni. -
Sono confusa. - E da quando in qua ti interessa essere buono? -
- Non stavo parlando di essere buono. Stavo parlando del sentirsi buono. -"
"Quello che il giorno del matrimonio non riesci a prevedere nemmeno lontanamente - e come fai? - è che un giorno o l'altro odierai il tuo sposo, che lo guarderai e rimpiangerai di avere anche solo scambiato una parola con lui, figuriamoci un anello e fluidi corporei. Nè è possibile prevedere la disperazione e la depressione, la sensazione che la tua vita sia finita. [...] E non pensi che un bel giorno, al risveglio, ti capiterà di non riconoscere più tuo marito. [...] Non possiamo permetterci di pensare a queste cose, perché il nostro progetto è sposarci - o trovare un compagno con cui trascorrere la nostra vita e avere dei bambini. Sappiamo che un giorno lo faremo e, se ci portate via questo, ci rimangono solo le promozioni sul lavoro e la possibilità di vincere alla lotteria."
"L'impressione che ho ora è che essere umani sia in sé già abbastanza drammatico; vale per chiunque: non c'è bisogno di essere un'eroinomane o un poeta di reading per vivere situazioni estreme. Basta amare qualcuno."
"Without love I am nothing at all."
"Forse è proprio questo che non va, in tutti noi. [...] Oh, non parlo dell'amore romantico, del folle desiderio per qualcuno che si conosce poco. [...] Parlo di quell'amore che ti ispira ottimismo e, disponibilità... Dov'è sparito quello? E' come se a un certo punto mi fossi trovata senza più carburante. Alla fine mi sono ritrovata delusa dal lavoro, dal matrimonio e da me stessa e sono diventata una che non sa più in cosa sperare."
"E' questo il punto nelle relazioni in crisi. Puoi sempre rifiutarti di rispondere a qualsiasi domanda ripetendola. [...] Il tuo compagno è invariabilmente ambiguo quanto te e se lui, o lei, è un essere umano allora lui, o lei, eviterà di esprimere passione o impegno per non compromettersi. Dopotutto, la ragione per cui una relazione è in crisi non è forse l'assenza di passione o impegno?"
"L'amore, evidentemente, è antidemocratico come il denaro: si accumula intorno a persone che ne hanno già fin troppo."
"E' l'atto di leggere in sé che mi manca, la possibilità di ritirarmi sempre più dal mondo fino a che non ho trovato un po' di spazio, un po' di aria che non sia viziata, che non sia già stata respirata migliaia di volte dalla mia famiglia. E non è nemmeno solo l'atto di leggere ma anche quello di ascoltare, sentire qualcosa di diverso dai programmi televisivi dei miei figli, dal petulare ispirato di mio marito, dalle chiacchiere chiacchiere chiacchiere che ho nella testa."

2 commenti:

Sylvie Malaussène ha detto...

Insoddisfazione, inconcludenza, frustrazione, bizzarria, voglia di ricominciare, voglia di abbandonare: in due parole, Katie Carr.
Katie è un medico logorato dall'incapacità di aiutare i suoi pazienti, ma è anche una moglie che non sopporta più il cinismo del marito, una madre inadeguata, un'amante sconvolta dai sensi di colpa e dal desiderio.
Hornby ce la presenta nella prima pagina, quando, seduta in macchina al telefono, chiede al marito il divorzio.
Da questo punto in poi assistiamo al declino di una donna, di un uomo, di una figlia, di un figlio, di una famiglia.
Tra personaggi surreali e vicende quotidiane, Hornby tenta di rappresentare la classe media inglese attraverso questa famiglia al bivio.
Il problema è che il libro non funziona, siamo lontanissimi dalla scrittura brillante di Alta fedeltà. L'autore sbrodola parole su parole e danneggia anche quel poco che c'è di riuscito: dalla critica agli psicoterapeuti da televendita a quella del buonismo borghese, alla riscoperta del proprio sé da parte di Katie .
La narrazione stagna e si crogiola troppo sull'incomunicabilità matrimoniale e familiare.
Quando si sceglie come focus un unico personaggio, bisogna almeno che quest'ultimo meriti tanta attenzione da parte del lettore.
In caso contrario, chi legge si sente annoiato e smarrito.
Sappiamo che Hornby sa fare molto molto di più.

Anonimo ha detto...

Keep up the good work.