domenica 18 novembre 2007

Da "Caos calmo" (S. Veronesi)

"Non c'era nessuno a goderselo, è stato uno spettacolino tra noi due, uno di quei giochi che hanno senso solo tra fratelli, perché un fratello è il testimone di una inviolabilità che da un certo momento in poi nessun altro è più disposto a riconoscerti".
"- Ma che immense, incommensurabili teste di cazzo! - sbotta Carlo mentre scendiamo uno stradello tra le dune. Ed è una vera felicità sentirglielo dire, perché allora posso dirlo anch'io, parlarne insieme e, parlandone, possiamo affermare che alla fine non ce ne frega proprio nulla di quella gente, che quello che importa è che siamo vivi, siamo fratelli, abbiamo fatto insieme una cosa che nessun altro poteva fare, così, per generosità e stiamo per andare a raccontarla a delle persone che ci aspettano e che ci vogliono bene".
"Il caos. Però un caos gioioso, privo di drammaticità, perché i bambini, anche se non sono ancora usciti, hanno già cominciato a spargere qua fuori la sostanza che permette loro di sopravvivere tra gli adulti, quella specie di antistaminico naturale che rilassa un po' i genitori e li fa regredire e li rende non solo compatibili ma talvolta addirittura complici del caos del quale loro, i bambini, si sentono parte: [...] il caos semplice e fondamentalmente calmo nel quale vivrebbere tutto il tempo, se gli fosse permesso, senza comprendere fino in fondo la maggior parte delle cose che accadono ma, proprio per questo, con la capacità di viverle molto intensamente".
"Mi viene da ridere, perché la vita è veramente un mistero. Si crede di conoscere la gente e poi succedono cose che, per quanto se ne sa, sono semplicemente impossibili".
"Uscire di casa la mattina con la curiosità che si dovrebbe sempre avere, ma in effetti non si ha mai, di scoprire quali variazioni sul tema che si è deciso di dare alla propria giornata".
"We are accidents waiting to happen".
"Forse il problema è proprio questo: eravamo troppo uguali per non sentirci obbligati a cogliere ogni pretesto per mostrarci diversi; dopodiché, a furia di conseguirlo come obiettivo nella vita, diversi lo siamo diventati [...] La natura ci unisce quanto la civiltà ci divide e viceversa. [...] Pensare a noi due per quello che siamo davvero, ben prima e oltre qualsiasi definizione: due parti di un tutto. E' proprio questo senso di comune appartenenza, senza nemmeno il bisogno di specificare a cosa, che di tanto in tanto cola fuori dalle crepe del mondo e ci ricorda che siamo fratelli, che lo siamo sempre stati, che l'esser fratelli è uno stato mentale potentissimo".
"Ma ci sono momenti [...] in cui un singolo verso o un intero ritornello mi saltano addosso e si fanno capire con grande naturalezza come se l'inglese fosse la mia lingua madre; e quando succede sembra sempre che quelle date parole siano rivolte direttamente a me e sono sempre sagge, appropriate, perfette".
"Non ho mai più vissuto dei momenti così, c'era tutto ciò che desidero dalla vita: c'era una forza immensa e inarrestabile, c'era la velocità, c'era la paura, e perciò c'era anche il coraggio, e l'adrenalina, e poi c'era lo stordimento".
"Inspiegabile, intendiamoci finché uno continua a inoltrarsi nel buio fittissimo dell'esperienza umana con in mano il flebile lumino dellaragione, e pretende che tuttio ciò che succede fuori dal suo tremolante cono di luce sia solo una coincidenza, o l'effetto di una sostanza, o addirittura non succeda. La verità è che il mondo è una palla di magia, amico mio, e questa è la sola ragione per cui l'acqua non esce dagli oceani mentre la terra gira".
"Io ti proteggerò [...] E quando ti sentirai perduta, debole, brutta, sola e disperata, non dovrai fare altro che chiamarmi [...] E se ti si romperà la lavatrice, la macchina, il computer, il telefonino e ti sentirai morire alla sola idea di consumare energie per ripararli non ti preoccupare: chiama me e ci penserò io. Avrò cura di te in qualunque momento tu ne abbia bisogno, ogni giorno dell'anno, ogni anno che verrà fino a quando incontrerai un uomo meraviglioso che ti amerà profondamente per il resto della tua vita, e allora lo farà lui molto meglio di me".
"Suo padre è un uomo meraviglioso, anche ammalato com'è. E amarlo è un privilegio.[...]Nessuno può farti stare bene se il bene non è già in te. Questo l'ho imparato".
"Mi sono fatto soffrire addosso dagli altri e la mia vita si è azzerata - e questo evidentemente è il mio modo di soffrire. Se non soffro più profondamente, se non sono distrutto e disperato, è solo perché sono una persona superficiale e le persone superficiali non possono avere esperienze profonde".

4 commenti:

Sylvie Malaussène ha detto...

La morte e ciò che rimane di chi abbiamo amato: un tema caro alla narrativa di tutti i tempi.
Veronesi sceglie il taglio intimistico e psicologico per scrivere un romanzo a metà tra il flusso di coscienza e la sceneggiatura di un film, in cui le lunghe analisi interiori del protagonista sul proprio non-dolore si alternano ai dialoghi-confronti con parenti, amici e colleghi.
Il risultato? Un'opera indubbiamente scorrevole che non convince fino in fondo il lettore. "Se non soffro più profondamente, se non sono distrutto e disperato, è solo perché sono una persona superficiale e le persone superficiali non possono avere esperienze profonde" confessa alla fine il protagonista.
E' proprio questo il problema: l'abisso tra la pretesa dell'autore di indagare l'animo a 360° e la scelta di un personaggio con lo spessore psicologico di un millimetro.
E il lettore rimane in attesa di un colpo di scena che non avverrà mai.

Laura ha detto...

Secondo me, invece, questa superficialità sbandierata qua e là è solo una sorta di autogiustificazione per il suo non-dolore, quasi fosse un DOVERE agli occhi degli altri soffrire, o come se ognuno non fosse libero di soffrire nei modi e tempi che gli pare!
a me ha dato l'idea di un uomo sicuramente particolare ma non superficiale, come se quella perdita improvvisa avesse congelato ogni sua forma di percezione rendendolo spettatore semiimpassibile del mondo e delle storie tragicomiche che gli altri gli hanno cominciato a riversare addosso.
l'interiorità di quest'uomo rimane in un certo senso latente ... sarà che m'è rimasta e mi rimarrà l'immagine di lui che per niente al mondo vuole mancare al'appuntamento quotidiano del saluto tra il bambino down a l'allarme della sua macchina.
è, poi, soprattutto la storia di un padre il cui istinto protettivo diventa "imbarazzante" per la sua bambina,una bambina che ormai non è più tale ... è la storia di un padre cieco, di un amore egoisticamente paterno.

Sylvie Malaussène ha detto...

Io non volevo leggere descrizioni di scene "strappacapelli" e nemmeno definire superficialità il suo non-dolore, che, anzi, penso sia una forma del dolore stesso.
Secondo me c'erano tutti i presupposti per un gran personaggio: Veronesi è stato abilissimo nel pedinare i suoi pellegrinaggi psicologici, meno nel dipingergli l'anima. Questa è la cosa che mi è mancata...

Laura ha detto...

vero ... ma secondo me ha fatto bene a non "appesantirlo"